Prologo: l’arrivo delle volpi
Narrano gli antichi che nel territorio irpino viveva una coppia di volpi, un maschio e una femmina. Avevano provato per anni ad avere una cucciolata ma la volpe femmina non era mai riuscita a portare a termine la gravidanza. In una notte di gennaio le due volpi cercavano cibo nei dintorni di una casa colonica. Bisognava essere sempre molto accorti poiché l’uomo spesso non capiva il loro bisogno di cibo e le cacciava in malo modo. Quella sera le due volpi si erano avventurate nella vigna di zi’ Angiolo, un proprietario terriero che viveva solitario. Era un tipo burbero che amava pochissimo i contatti con le altre persone del paese. Da giovane, dopo aver perso i genitori, si era rifugiato in quella casa circondata dalle vigne di uva aglianico. Viveva le sue giornate scandite dai tempi della vigna. C’era la potatura, la concimazione, la vendemmia e così via, anno dopo anno. Quella sera aveva sentito dei rumori provenire dall’aia dinanzi alla propria abitazione ed era uscito a vedere se si trattasse del solito cinghiale avvicinatosi per dare fondo alla sua scorta di mele annurca. Affacciatosi all’uscio si accorse che, invece, si trattava di una coppia di volpi magre fino all’osso. Si fece impietosire e, tornato dentro la casa, prese dalla cucina un pezzo di formaggio e lo gettò al centro dello spiazzale dove, ovviamente, le volpi non c’erano più, scappate alla vista dell’uomo. Non appena zi’ Angiolo fu rientrato nella casa le volpi, che si erano semplicemente nascoste dietro un mucchio di legna che serviva al contadino per riscaldarsi durante le rigide giornate d’inverno, si fecero coraggiose ed andarono a mangiare il pezzo di formaggio.
L’amicizia tra uomo e volpe
Da quel giorno e per tutto l’inverno zi’ Angiolo vide quelle volpi aggirarsi nei dintorni della sua casa. Forse per la solitudine, forse per il fatto che i due poveri animali gli sembravano molto simili a lui, decise di destinare parte del proprio pranzo e della propria cena a quelle due povere bestie lasciando in un piattino ciò che gli avanzava ogni giorno. Fu così che piano piano quelle due volpi e quell’uomo fecero amicizia. In verità non si trattava di vera e propria amicizia dato che le volpi non si fecero mai avvicinare dall’uomo. L’uomo però non se ne fece un cruccio perché anche lui nella vita non si era mai fatto avvicinare dagli altri uomini e quindi capiva quei due poveri animali. Passarono le settimane ed arrivò la prima neve. Le volpi avevano cambiato aspetto. Il loro pelo si era gonfiato, si era fatto più lucido e questo anche grazie alle attenzioni di zio Angiolo. Quando fu il momento la volpe femmina rimase incinta. Dopo qualche settimana davanti agli occhi increduli di zi’ Angiolo si presentò anche un bellissimo volpino con un pelo rossiccio e una coda enorme e meravigliosa. L’uomo decise immediatamente che anche il volpino sarebbe entrato a far parte della sua famiglia. Passarono le stagioni e il generale inverno torno ad affacciarsi tra i filari della vigna. Ma, in un giorno simile a quello in cui erano arrivate, le volpi sparirono e non tornarono più. Zio Angiolo era triste poiché quelle volpi oramai gli facevano compagnia e sentiva la necessità di quella seppur silenziosa presenza.
La visita inaspettata
Una mattina di marzo mentre stava potando le sue amate viti di Aglianico sentì un rumore alle sue spalle, si girò e vide il volpino: solo lui. Era cresciuto ed in bocca aveva due rami di vite. L’uomo si accorse che il volpino non aveva paura e che, anzi, sembrava volersi avvicinare. Lentamente gli si fece incontro e prese dalla bocca dell’animale quei due rami. Fu tanta la meraviglia che diede all’animale un pezzo di pane che si era portato per fare colazione. Il volpino afferrò il cibo e sparì nella folta vegetazione del boschetto accanto. Senza nemmeno rendersene conto mise quei due rami nella tasca e solo la sera tornato a casa si accorse di averli ancora con sé. La notte si addormentò e fece un sogno strano: rivide il volpino, rivide i due rami, rivide la volpe maschio e la volpe femmina, rivide se stesso nella vigna e si svegliò di soprassalto. Perché finalmente aveva capito. Il giorno successivo si svegliò di buon’ora e corse immediatamente in una zona della vigna dove qualche inverno precedente era seccata una pianta. Al suo posto aveva lasciato un fosso dove aveva piantato una vite selvatica in attesa di innestare il suo amato Aglianico. Prese i due rami che gli aveva lasciato il volpino e fece l’innesto.
La Coda di Volpe
Arrivò la primavera e poi l’estate, zi’ Angiolo si era dimenticato di quegli accadimenti. Ma un giorno passando davanti a quella pianta si accorse che sull’innesto germogliato erano cresciuta bellissima ed enorme una pigna d’uva dal colore oro e rossiccio. Non aveva mai visto una pigna così bella, così grande, così dorata. Senza neppure pensarci un attimo, decise di chiamarla Coda di Volpe in onore dei suoi tre amici animali a cui tanto aveva voluto bene e che gli avevano voluto così tanto bene da regalargli quella preziosissima pianta.